Esequie di mons. Maurizio Cuccato – Conselve chiesa Arcipretale di San Lorenzo

Fratelli e sorelle,
il 19 u.s., appena celebrata la festa dell’Eucarestia, il Corpus Domini, il nostro don Maurizio, ha concluso i suoi giorni terreni ed è stato trasferito in Paradiso. Un transito lungamente e accuratamente preparato nello stile e spirito del vero cristiano, che accogliendo la volontà del Padre per tutta la vita, ha bevuto fino in fondo il calice della passione e morte per partecipare alla risurrezione di Gesù.
Siamo qui non solo per piangere un amico, un fratello, un padre, ma rendergli omaggio, per condividere nella preghiera la nostra speranza nella risurrezione e nella vita e per ringraziare il Signore per la meravigliosa esistenza di don Maurizio.
Per oltre due anni ha lottato contro la malattia che si era accanita contro di lui, sottoponendosi con pazienza e fiducia alle cure dei medici. Molti di noi proprio in questo tempo, abbiamo imparato a conoscerlo fin nelle pieghe più intime della sua mente e del suo cuore.
E ora siamo qui per dire al Signore: “Tu non hai voluto che don Maurizio restasse con noi, con i suoi familiari, con i fedeli della nostra Chiesa di Terni-Narni-Amelia: ci inchiniamo alla tua volontà, che ha sempre esiti di benedizione e di consolazione per noi e per la Chiesa”.
La lode e la gratitudine sale al Signore ripercorrendo la meravigliosa storia della vocazione del nostro caro don Maurizio, che ha incarnato l’ideale proposto dalla Chiesa ai suoi Presbiteri: “uomo di Dio,consigliere, mediatore di pace, amico fedele e prudente, guida sicura a cui affidarsi nei momenti più duri della vita per trovare conforto e sicurezza” (Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri, n. 39).
La sua vocazione sacerdotale si può sintetizzare in questa espressione: passione per Cristo, passione per le anime! Una passione vissuta nella mente, nel cuore e nelle opere, senza clamori e fragori, ma nella relazione attivata con chiunque lo avvicinasse, di qualunque condizione o età, nella vicinanza vigile e educatrice, nella discreta carità verso chi vedeva nel bisogno, nell’annuncio di Cristo e del Vangelo del Regno, ai suoi compagni di viaggio. “Ha cresciuto e formato più di una generazione di cristiani in vari luoghi della nostra diocesi di Terni-Narni-Amelia”, ha scritto qualcuno in questi giorni.

Durante gli oltre due anni della sua malattia, ha rimodulato la sua vita in maniera più precisa e consapevole alla luce della sua partecipazione alla passione di Gesù. E a Gesù ha cercato di assimilarsi. I numerosi disagi e sofferenze sono stati armonizzati nella dimensione spirituale del suo essere discepolo di Cristo, sommo sacerdote, e ministro della Chiesa.
Nell’ospedale di Terni, nel Centro di riabilitazione Domus Gratiae, nella casa delle suore di Valenza, nella canonica di san Gabriele e infine nell’Hospice, con la mente e il cuore affidati al Signore, si è adoperato per recuperare la salute, e per tenere lo spirito elevato al Signore con la preghiera del breviario, la recita del rosario, l’Eucarestia la lettura spirituale.
Nelle visite che gli rendevo mi ha fatto dono, con grande spontaneità, del racconto della sua vita:
della sua vocazione da adulto e del trasferimento a Terni, delle sue fraterne amicizie con tanti confratelli, specie con alcuni sacerdoti conterranei, del ministero pastorale di vice parroco, poi di parroco, di insegnante di Religione.
Terni, Collescipoli, Narni Scalo, Sangemini, Giove, e infine Terni parrocchia di san Giovanni Battista: sono stati i campi di apostolato, ricchi di messe abbondante.
Un capitolo a parte merita il suo impegno missionario fidei donum in Africa, a Ntambwe, diocesi di Kananga, nella Repubblica Democratica del Congo, in due riprese, e la guida del centro missionario diocesano.
La missione in Africa è stata la sua vera passione e con spirito missionario ha esercitato il ministero sacerdotale dovunque i vescovi lo hanno inviato.
Quando si accennava alla missione dell’Africa gli si illuminavano gli occhi e dimenticava le sofferenze della malattia e si dilungava in racconti di progetti, delusioni, preoccupazioni per quella gente e invocazioni al Signore.
Non nascondo che a volte, essendo a corto di argomenti per confortarlo nella sua sofferenza, riportavo la sua attenzione al tema della missione, che in questo momento vive una situazione caotica e di violenze civili. Ne parlava come se fosse ancora presente in Africa. Credo che Don Maurizio conoscesse in profondità il senso dell’ essere missionario e la situazione della missione e che avesse un chiaro progetto ed una strategia missionaria appropriata ed adeguata secondo gli orientamenti della Redemptoris Missio.
Poco tempo dopo che i medici avevano consigliato la sospensione delle terapie chemioterapiche ha maturato serenamente, nel proprio intimo, la convinzione di doversi preparare all’incontro decisivo con Gesù. Non una parola di sconforto o di ribellione, ma di preghiera più intensa. Finché ha cominciato a dire esplicitamente: “Devo prepararmi per tornare a casa”.
“Torno a casa” diceva agli amici, ai confratelli sacerdoti. Si capiva immediatamente che intendeva propriamente la casa del Padre, oltre quella dei suoi familiari.
Cercava di ricapitolare, alla luce e in obbedienza alla Parola di Dio, l’intera sua esistenza, offesa dalla malattia. Ma la Parola di Dio gli risuonava come conforto:
“Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento li toccherà.
Agli occhi degli stolti parve che morissero, la loro fine fu ritenuta una sciagura, ma essi sono nella pace”. (Prima lettura)
Da uomo di Dio, si è lasciato guidare dall’Onnipotente, Padre di Gesù e suo. Sperimentando la precarietà dell’esistenza e della casa terrena, ha proiettato lo sguardo carico di attesa e di speranza nello spazio senza fine, su cui si è affacciato l’ apostolo Giovanni nell’Apocalisse:
“Io, Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova.
Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate”.

In questa celebrazione eucaristica, nella festa del Sacro Cuore di Gesù, che ricapitola l’immenso amore di Gesù per il Padre e per l’umanità, vogliamo lasciarci confortare e abbracciare da Lui. Specie i sacerdoti e oggi particolarmente don Maurizio, trovino ristoro privilegiato nel Cuore di Cristo. Vivi e defunti, stanchi e oppressi, troviamo riparo in quel Cuore da cui tutto ha avuto origine e nel quale tutto si ricapitola.
Don Maurizio continuerà ad accompagnare la nostra Chiesa particolare e a far sentire la sua presenza nel nostro Presbiterio. Venne a Terni da questo luogo per sostenere e servire una diocesi bisognosa di clero. Operazione perfettamente riuscita. In questo momento solenne gli chiedo di continuare a pregare con noi il Padrone della messe perché mandi operai nella sua Messe. Gesù buon Pastore ha promesso che avranno successo le preghiere di chi è riunito nel suo nome.

Grazie ai familiari, Eleonora, Leandro, Vittorio e Maria Gabriella, alla cognata Lina, ai nipoti Claudio e Livio, a tutti gli altri nipoti e pronipoti..
Grazie a don Piercamillo Camozzi, che lo ha voluto nella sua canonica di San Gabriele dal novembre 2016. Grazie alle signore che lo hanno assistito, ai confratelli sacerdoti che lo hanno visitato e accompagnato. Grazie ai medici e al personale sanitario. Grazie al parroco don Luciano per le attenzioni riservate a Don Luciano nell’ultimo periodo e per questa celebrazione funebre.
Ringraziamo per la vicinanza spirituale tanti sacerdoti, parrocchiani e amici, grazie ai vescovi che si son fatti presenti: mons. Vincenzo Paglia, mons. Ernesto Vecchi, mons. Marcel Madila (R.D.Congo).
Il Signore doni a don Maurizio di godere la gioia del Paradiso e a tutti noi conforto e consolazione.