Commemorazione defunti al cimitero di Terni 2016

Siamo qui, come comunità ecclesiale per rinnovare la nostra fede e speranza nella risurrezione di Gesù, nostra e dell’umanità, con la Messa e la preghiera, la memoria.
Ma siamo qui anche come comunità civile, rappresentata dalle Istituzioni civili e militari, una famiglia unica che ricorda e piange i propri figli, tutti, specie quelli hanno lasciato questo mondo e la nostra comunità di recente o in maniera inaspettata per malattia, disgrazia o violenza.

La celebrazione ecclesiale e cittadina di quest’anno assume un tono di particolare intensità a motivo delle sofferenze e della morte, che ci hanno particolarmente toccato in questi ultimi mesi. La nostra Regione, e quelle confinanti, hanno visto negli occhi la morte, abbiamo trepidato e temuto anche per la nostra vita, abbiamo pianto insieme a uomini e donne della porta accanto, la scomparsa di padri, madri, fratelli e sorelle. Gli edifici e le case, sbriciolate dalla forza, irrazionale e crudele della natura, del terremoto, hanno ferito in profondità la nostra sensibilità e richiamato e impresso nella memoria antiche e recenti rovine e distruzione.

La partenza dai luoghi natii e l’abbandono dei focolari domestici, da parte di intere famiglie e di comunità civili;
la vista delle macerie delle case della collettività, le rovine delle chiese e delle superbe cattedrali, vanto di antiche comunità civili ed ecclesiali, stringono un nodo in gola e ci fanno porre inginocchio davanti ad esse, raccolti in una riflessione esistenziale. Un pianto convulso esprime il nostro lamento, che è insieme manifestazione della impotenza umana, invocazione della misericordia di Dio, testimonianza di speranza.
La nostra città di Terni non ha conosciuto direttamente l’onta di tanta sofferenza, ma non dimentica le ferite di altre macerie, rovine e morti, quelle patite a causa della insensatezza dei bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Tutti noi in questi giorni, ci chiediamo quale sia il senso di tanto dolore, quale è il senso della morte, che in questo giorno e in questo luogo osserviamo e meditiamo.
Le nostre generazioni, ormai soverchiate da una cultura materialista ed edonista, hanno smesso di confrontarsi con la morte, rimuovendola dal proprio orizzonte filosofico e da ogni prospettiva educativa. Si vive come se non si dovesse morire, come se essa non fosse la comune eredità di tutti gli uomini, con la conseguenza della impreparazione e della insopportabilità della morte quando inevitabilmente essa giunge.
Ad aggravare la triste condizione è l’aver escluso dalla nostra vista la prospettiva della risurrezione e della vita eterna, che scaturisce dalla fede in Gesù, crocifisso, morto e risorto.
Siamo noi cristiani, che abbiamo affievolito la passione per la vita, non annunciando con decisione e con gioia la fede fondata in Gesù Risorto, che con la sua morte ha vinto la nostra morte. Francesco d’Assisi la chiamava sorella morte e al termine della vita la invocava perché doveva aprirgli la porta della vita dell’Eterno, dell’incontro con Dio.
La gioia di vivere si arricchisce se poniamo le ragioni di vita nella prospettiva che ci ha affidato Gesù. Su questa terra, sulla quale siamo come “pellegrini e forestieri”, ci viene affidata una missione, da realizzare insieme ad altri uomini e donne, fratelli e sorelle, per il bene della famiglia umana. L’amore che anima le nostre esistenze è la ragione e la forza che dà senso alla nostra vita. Un amore che Gesù ci ha dimostrato donando la vita per l’umanità e per ciascuno di noi.
La sofferenza, il dolore, il terremoto, la morte non hanno senso. Non c’è una risposta razionale per tanto dolore. Solo contemplando e seguendo col cuore la vicenda terrena di Gesù e il suo epilogo di passione, morte e risurrezione possiamo trovare una risposta di senso alle sciagure umane e ai nostri vissuti.
Nell’odierno brano di Vangelo Gesù ci dice che il tempo, breve o lungo della vita, è un tempo di responsabilità del quale le nostre persone saranno chiamate a dare conto.
Ogni esistenza trova realizzazione nella solidarietà e nella condivisione di beni e di sentimenti.
Tale condivisione si esprime concretamente nel compimento di quelle che chiamiamo opere di misericordia verso i nostri simili, nei quali Gesù Cristo, anche se non ci rendiamo conto, si identifica: ho avuto fame e mi avete dato da mangiare… ero forestiero e mi avete ospitato…
Il giudizio finale, universale e personale non ci viene preannunciato come una minaccia, ma come invito e indicazione della modalità vera e giusta di spendere la nostra esistenza. Altrimenti l’esistenza diventa insignificante, destinata a bruciare, a non lasciare traccia.

Tanti nostri concittadini, cristiani e non cristiani, hanno vissuto e vivono in questa prospettiva e di essi vogliamo fare memoria:
papà e mamme, che si sono spese per educare i figli ai valori della società e del vangelo;
cristiani che con sacrificio hanno portato speranza col messaggio di Gesù Risorto;
cittadini che col lavoro, con l’impresa, con la professione, con l’impegno politico e civile, hanno speso l’esistenza nel promuovere il bene comune;
militari e Forze dell’Ordine che con dedizione e a volte eroismo hanno garantito la vita e la pacifica convivenza civile nella città e nella nazione;
tanti giovani, che con intraprendenza, serietà, entusiasmo e pazienza, sono esempi di speranza per il futuro;
tante persone, che nella semplicità e pesantezza della routine quotidiana, tessono le trame di una società solida.
I defunti vogliamo abbracciare con la preghiera e affidare alla Misericordia del Padre.
Ai vivi, oggi vogliamo ribadire che il segreto del successo è Gesù Cristo. Egli ora nell’Eucarestia, per noi, per i nostri morti, per tutti coloro che soffrono per qualunque ragione, in particolare per i terremotati, rinnova la sua morte e risurrezione.

C’è bisogno di fiducia e di speranza per risollevarci. Con la forza di Gesù, seguendo l’esempio di tanti che ci hanno preceduto, di Maria Santissima, dei Santi, saremo capaci di attivare le nostre risorse di generosità, di solidarietà e di carità per ricominciare insieme a tutti coloro che hanno bisogno ovunque, tra di noi, vicino a noi, lontano da noi.
Il pensiero e la preghiera per i defunti, soprattutto questa celebrazione eucaristica ci daranno forza e coraggio per non lasciarci sconfiggere dalla morte, dai germi della morte, sparsi in abbondanza nella società, e trascorrere una vita vera con Gesù, che ha vinto la morte ed è risorto.