Omelia del card. Muller per la festa di San Pietro a Terni 2015

Cari fratelli e sorelle,
sono lieto dell’invito che avete voluto rivolgermi! Ringrazio in particolare i due parroci in solidum, don Adolfo e don Francesco, che mi hanno così gentilmente accolto. Attraverso di loro estendo la mia gratitudine a tutta la comunità della
Parrocchia San Pietro Apostolo di Terni: il dono del “Vincolo Spirituale di Affinità” con la Basilica Papale di San Pietro in Vaticano, di cui godete, vi chiama a coltivare con profondo affetto la venerazione di colui che Gesù ha posto a capo degli Apostoli e, dunque, a rafforzare la comunione con il Papa e la Chiesa universale. Chiediamo assieme, all’inizio della solenne celebrazione eucaristica, il dono della fede, della speranza e della carità, per imparare ad amare più profondamente Dio e i fratelli.
OMELIA
Cari fratelli e sorelle,
in questa festa di Pietro e Paolo, vorrei con voi riflettere brevemente 1) sul primato della Chiesa e del Vescovo di Roma, 2) sull’ origine della Chiesa in Gesù di Nazareth e, infine, 3) sul compimento escatologico della Chiesa stessa.
1) Partiamo ovviamente dal primo punto: il primato della Chiesa e del Vescovo di Roma. Circa la preminenza di Pietro all’interno del gruppo dei discepoli e della Chiesa primitiva, non sussistono dubbi. La sua fede nella messianicità e nella
figliolanza divina di Gesù è la pietra su cui è costruita la Chiesa come comunità di fede. A lui spettano perciò il compito dell’ autorità, del far crescere e, in particolare, il potere di legare e di sciogliere, rappresentato nel simbolo delle «chiavi del regno dei cieli» (cfr. Mt 18,18; 28,19). Suo compito sarà quello di «confermare» i propri «fratelli nella fede» (Le 22,32) dopo essersi convertito dal dolore del tradimento, in seguito all’incontro con il Signore Risorto, e di servire in veste di pastore universale la comunità dei discepoli (cfr. Gv 21, 15-19). In questo senso anche i Padri della Chiesa
parlarono da subito di un primato di Pietro.
Anche se le fonti neo-testamentarie, dato il loro tipico genere letterario, non parlano di un successore di Pietro, esistono tuttavia nell’immediata tradizione post-apostolica delle testimonianze che collegano l’apostolato di Pietro in modo
particolare con la Chiesa romana. Così il rapporto tra la Chiesa romana e le altre Chiese della «communio ecclesiarum» si presenta come un rapporto analogo a quello che vigeva tra Pietro e gli altri apostoli. Sono anzitutto testimoniati nella Scrittura stessa il soggiorno di Pietro e Paolo e il loro martirio a Roma (cfr. 1Pt 5,13). La Chiesa romana ha perciò la «cathedra Petri» (San Cipriano), è la «prima sedes» (DS 351). Essa «presiede alla carità» (Sant’Ignazio d’Antiochia), quale «ecclesia principalis». Poiché essa è stata fondata dagli apostoli Pietro e Paolo, «con questa Chiesa – come afferma
Sant’Ireneo -, in ragione della sua autorità superiore, deve concordare ogni Chiesa, cioè i fedeli di tutto il mondo, poiché in essa è stata conservata la tradizione apostolica».
2) Facciamo ora un passo indietro e in profondità, considerando l’origine della Chiesa in Gesù di Nazareth. Nei confronti della Chiesa, Gesù non è una specie di fondatore di una religione. Essa scaturisce piuttosto dalla sua azione storica, come
popolo di Dio da lui raccolto e di nuovo costituito, proprio mentre egli si rivela come il Figlio incarnato del Padre. La sua proclamazione del Regno di Dio culmina nella sua dedizione fino alla morte, mediante cui fonda la «nuova alleanza nel suo sangue» (Le 22,20). Per mezzo della comunione di vita con Gesù, con il Signore glorificato, e della partecipazione sacramentale al corpo e al sangue di Cristo, la Chiesa diventa «un solo corpo» in cui Cristo stesso è presente e opera nello Spirito come il Signore glorificato (cfr. 1 Cor 10,7). Egli non opera solo nella sua Chiesa, ma si rende anche
presente attraverso la vita comunitaria, gli atti sacramentali e i ministeri insiti nella Chiesa. Cristo, quale portatore del Regno di Dio (cfr. 1Cor 15,28), si rende sperimentabile nella comunità dei suoi discepoli e realizza, mediante la Chiesa, che è il Suo corpo, il segno della Sua presenza attiva nel mondo.
L’assemblea visibile dei credenti in terra è dotata da Cristo di tutti i mezzi salvifici e del ministero apostolico. Essa forma un’unità viva con il corpo mistico di Cristo, perché lo Spirito del Signore risorto le è elargito quale garanzia di
indefettibilità. Nella Chiesa è perciò presente il Regno di Cristo. In esso il Regno di Dio percorre il suo cammino attraverso il tempo nel segno del popolo peregrinante di Dio fino al raggiungimento della salvezza eterna in cielo, che è offerta come meta a tutti gli uomini.
3) Il compimento, dunque: terzo punto. Nello Spirito del Signore risorto la Chiesa è stata costituita sacramento salvifico universale del Regno di Dio (cfr. Lumen gentium, n. 48). Essa non è una società religiosa segregata dal mondo, ma il segno e lo strumento, attraverso cui la volontà salvifica ed escatologica universale di Dio si realizza già nel corso della storia e nell’ orizzonte del mondo dei popoli, in vista della sua rivelazione e affermazione definitiva al momento del ritorno di Cristo. Come strumento della salvezza, la Chiesa peregrinante cammina attraverso il tempo e, in quanto tale, essa avrà fine con la parusia di Cristo. Ma come frutto della volontà salvifica di Dio, come comunione escatologica degli uomini con Dio e tra di loro, già ora esistente nella fede e nella speranza, sarà trasformata, al momento della manifestazione gloriosa di Cristo, nella «Chiesa eterna dei santi» (LG, n. 51), e di essa faranno parte anche tutti coloro che, senza propria colpa, non appartennero durante la vita terrena alla Chiesa peregrinante (cfr. LG, nn. 13-17). Quando essa sarà giunta a compimento nella gloria alla fine del tempo, «allora, come si legge nei santi Padri, tutti i giusti, a partire da Adamo, “dal giusto Abele fino all’ ultimo eletto”, saranno riuniti presso il Padre nella Chiesa universale» (LG, n. 2). Il mistero della Chiesa,
conoscibile solo nella fede, diventerà manifesto con la parusia di Cristo – allorquando il Regno di Dio sarà giunto e la volontà salvifica universale di Dio si sarà compiuta – come l’Israele eterno, la città santa, la nuova Gerusalemme: «Egli dimorerà con loro ed essi saranno il suo popolo» (Ap 21,3). Fino a quel momento il dono della guida di Pietro conforta e assicura il cammino terreno della Chiesa. Perché, come ha affermato il Santo Padre Francesco lo scorso anno, proprio nella solennità odierna, «Pietro ha sperimentato che la fedeltà di Dio è più grande delle nostre infedeltà e più forte dei nostri rinnegamenti. Si rende conto che la fedeltà del Signore allontana le nostre paure e supera ogni umana immaginazione. Anche a noi, oggi, Gesù rivolge la domanda: “Mi ami tu?”. Lo fa proprio perché conosce le nostre paure e le nostre fatiche. Pietro ci mostra la strada: fidarsi di Lui, che “conosce tutto” di noi, confidando non sulla nostra capacità di esser gli fedeli, quanto sulla sua incrollabile fedeltà. Gesù non ci abbandona mai, perché non può rinnegare se stesso (cfr. 2Tm 2,13). È fedele. ( … ) La fedeltà del Signore nei nostri confronti tiene sempre acceso in noi il desiderio di servirlo e di
servire i fratelli nella carità».
Proprio a Sant’Ignazio d’Antiochia si era riferito Papa Francesco stesso la sera della sua elezione, durante il suo primo saluto, evocando il «cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese. Un cammino di
fratellanza, di amore, di fiducia tra noi». Ringraziamo il Signore per il dono di Pietro e preghiamo lo Spirito Santo perché ci sostenga tutti nel nostro cammino. Amen.

Pietro, dalle rive del lago di Galilea
tu sei venuto
lungo le rive del Tevere:
qui la Provvidenza ti ha chiamato
per affidare alla Chiesa di Roma
la missione di guidare e di unire
tutti i discepoli del Signore.
Raccogli attorno al Papa, tuo successore,
la forza dei martiri e l’intercessione dei Santi,
affinché egli sia roccia che tiene unita
tutta la Chiesa di Gesù.
Pietro, pescatore chiamato da Gesù
a gettare le reti nel mare del mondo,
aiutaci ad essere oggi
missionari del Vangelo senza paura,
senza incertezza, senza compromessi.
Spingi le vele della barca della Chiesa,
affinché porti dovunque
la parola e il perdono di Gesù.
Pietro, tu hai conosciuto
la debolezza del rinnegamento
e l’hai vinto con l’umiltà delle lacrime,
che hanno ridato
l’innocenza alla tua anima.
Aiutaci a superare
i nostri quotidiani rinnegamenti
con un ritorno a Gesù
sempre più convinto
e sempre più coerente.
Pietro, apostolo e martire,
prega per noi, prega per la Chiesa! Amen.
Angelo cardo Comastri