Funerale di mons. Sandro Bigi

Il rito delle esequie per noi cristiani è celebrazione della Pasqua, mistero di Passione, morte e risurrezione di Gesù. Il lavacro battesimale di don Sandro, immersione nella tomba di Cristo si completa oggi per lui, come per ogni cristiano, in partecipazione alla vittoria sulla morte insieme a Gesù risorto.
La presenza per l’ultima volta tra noi del corpo benedetto nel battesimo e consacrato con l’unzione del crisma sacerdotale di don Sandro è essa stessa omelia, sintesi della sua testimonianza ed insegnamento eloquente del Vangelo di Gesù, alimento quotidiano del nostro padre e fratello.

Le letture proclamate illustrano alcuni aspetti della personalità e della spiritualità, assimilati lungo l’arco della vita di don Sandro.
Prima lettura
Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento.
E’ la missione di ogni apostolo, quale suo progetto, fatica, conforto e godimento, nel Signore Gesù:
vivere la propria vita per il Signore, servito e amato nei fratelli.
Così ha espresso don Sandro questa ansia apostolica nel suo testamento spirituale: “Convinto che la vita di comunione con Dio, non può essere vissuta solo nell’ambito della Spiritualità, ma la fede ha bisogno delle opere, mi sono adoperato per realizzare l’ORATORIO a vantaggio dei bambini, ragazzi, giovani e le loro famiglie. Desidero però che non siano dimenticati i poveri, le persone sole ed anziane. Eco allora il progetto “in fieri” nel palazzo Ercolani”.

Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede.
La vita di don Sandro, cristiano e sacerdote di Cristo, è stata la buona battaglia di cui parla l’Apostolo. E come ogni buon soldato di Cristo, sull’esempio dei martiri, di santa Firmina e Olimpiade, ha riportato ferite e cicatrici, segni del dovere adempiuto. Per 40 anni in questa città e nella diocesi ha dovuto occuparsi di sacramenti, catechesi, promozione umana, carità, giovani, malati, famiglie, anziani, moribondi. Con le autorità ha intessuto dialoghi permanenti per promuovere il bene comune, la concordia e la pace della comunità e di ogni cittadino. Possiamo affermare che la tenacia e la fatica gli ha permesso di realizzare quasi tutti i progetti messi in campo. A volte si è lasciato andare a sogni e utopie, che ha affidato a noi e che ora dal cielo dovrà aiutare a portare a realizzazione. Tutto ciò lo ha sfinito, ma lo ha fatto risultare vincitore… ha conservato la fede e la gioia del cuore.

Quale il segreto di tanto ardore,della sua mitezza, serenità, infaticabilità apostolica?
Innanzitutto la vita nello Spirito, l’unione con Dio, la liturgia, la preghiera. Ce lo rivela lui stesso: “Signore Gesù, Ti ringrazio per il dono della vita: diverse volte me l’hai ridonata, ma il GRAZIE più grande, che vorrebbe essere infinito e senza misura te lo dico per il dono del SACERDOZIO. Signore tu mi hai donato la felicità: la mia più grande gioia è essere con Te, nella tua casa. “Lo zelo per la tua casa mi divora…” desidero abitare nella tua casa tutti i giorni della mia vita: ecco la mia gioia. Non potrei vivere senza la Liturgia, senza l’Eucarestia, vita della mia vita”.
“La mia giornata inizia e si conclude insieme a Te o Gesù con tempi che variano solo quando sono costretto da qualche necessità, ma cerco di difendere almeno il mattutino e la compieta.
A tutti chiedo scusa per le inadempienze, disattenzioni ed omissioni. Cercherò di ripararle quando sarò con Gesù”.

L’altro segreto è stato il suo tenero amore per Maria, che ha voluto scoprire contemplare e descrive in tutte le immagini dipinte o presenti nel territorio amerino.
Nell’apostolo Giovanni, affidato da Gesù a Maria ai piedi della croce, ha visto sé stesso. E questa convinzione lo ha accompagnato per tutta la vita, nella mente e nel cuore. Ha potuto comprendere che il mistero pasquale, vissuto nel suo corpo con Maria, è il segreto di ogni apostolo di Gesù, fino al giorno della morte.
“Desidero vivere quel momento del mio incontro definitivo con Gesù, come partecipazione alla Sua Pasqua. Per questo motivo desidero che la liturgia del mio funerale sia tutta pasquale nei canti, nei suoni, nei paramenti, nel clima, nel suono delle campane. Sono entrato nel regno della vita.
Cara mia mammina, Maria, stammi vicino in quel momento supremo. Vieni a prendermi insieme a Gesù, perché da solo ho paura nel fare quel passo, anche se credo nell’amore infinito di Gesù, buono e misericordioso.
E Maria gli è stata vicina sempre e alla fine egli ha potuto ripetere il suo Nunc dimittis mariano: E’ dolce star con Te, Maria, Madre di Dio e madre mia… star con Te, sempre!

Ora, a nostro conforto, resta la sua testimonianza di “servo buono e fedele” e le sue opere: di vita sacerdotale, di apostolato, di carità, di amore per Dio e gli uomini, di attaccamento alla nostra chiesa particolare e al presbiterio: per esse lodiamo e ringraziamo il Signore.
Maria Sanissima, Santa Firmina, Sant’Olimpiade, san Francesco d’Assisi e tutti i santi patroni lo accompagnino in Paradiso, all’abbraccio del Padre.

Grazie ai nipoti Linda e Sergio Bigi
Grazie a tanti parrocchiani che lo hanno assistito e hanno pregato
Grazie a don Andrè e agli altri sacerdoti.