Giornata per la Vita Consacrata

Care sorelle e cari fratelli, è un momento molto bello quello che viviamo in questa cattedrale. Il vescovo insieme ai presbiteri, diaconi, ministri e tutte le persone consacrate, è la chiesa che mostra il suo volto in questo luogo e in questo momento e che unanime nella preghiera rivive i misteri del Signore e ringrazia per il dono della vita consacrata in questo giorno particolare.
La celebrazione odierna, inizialmente era la festa della purificazione di Maria, poi più giustamente assunse la connotazione di festa del Signore: presentazione dei Signore. Si è arricchita negli anni di vari elementi: la processione penitenziale, la benedizione e la processione con le candele accese, a ricordarci che Gesù, presentato al tempio, è la luce del mondo, è la luce dei nostri occhi, della nostra fede e della nostra esistenza.
Facciamo memoria di un evento storico, simbolico e teologico: la presentazione di Gesù al Tempio per adempiere la legge del Signore. Gesù, Figlio di Dio, è nato sotto la legge per riscattare coloro che erano e che sono sotto la legge.
Ogni primogenito ebreo era il segno permanente e il memoriale quotidiano della liberazione
dalla schiavitù: i primogeniti in Egitto erano stati risparmiati, perciò ogni primogenito è
sacro al Signore, a Lui va riconsegnato e riscattato. Gesù, però, il Primogenito per eccellenza,
non sarà risparmiato, ma con il suo sangue porterà la nuova e definitiva liberazione. E così siamo già proiettati nel mistero pasquale.
Nell’incontrò di Maria con Simeone viene preannunziata la profezia della realizzazione del mistero pasquale attraverso la morte violenta di quel bambino, e nello stesso tempo la partecipazione sofferta di Maria alla passione e al mistero della redenzione.
La presentazione di Gesù al Tempio è più un mistero doloroso che gaudioso. Maria presenta a Dio il figlio Gesù, glielo offre. Ogni offerta è una rinuncia. Comincia il mistero della sofferenza di Maria, che raggiungerà il culmine ai piedi della croce. La croce è la spada che trapasserà la sua anima.Il gesto dì Maria che «offre» si traduce in gesto liturgico in ogni nostra Eucaristia. Quando il pane e il vino – frutti della terra e del lavoro dell’uomo – ci vengono ridonati come Corpo e Sangue di Cristo, anche noi siamo nella pace del Signore, poiché contempliamo la sua salvezza e viviamo nell’attesa della sua venuta.

Il papa Giovanni paolo II nella Redemptoris Mater ci ricorda che quello di Simeone appare come un secondo annuncio a Maria poiché non le dice che diventerà la madre di Gesù, ma indica la concreta dimensione storica nella quale il figlio compirà la sua missione, ossia nell’incomprensione e nel dolore. Lo stesso Giovanni Paolo II ha voluto dedicare questa giornata alla vita consacrata: insieme a Gesù uomini e donne, chiamati a seguire il Signore più da vicino, rinnovano la loro offerta e consacrazione senza riserve al Signore. Papa Francesco ha indetto un anno intero per la vita consacrata e ha voluto anche darci delle indicazioni, manifestarci delle attese per questo anno.
Un tempo nel quale siamo invitati a camminare in una direzione precisa e a raggiungere alcuni obiettivi. Dice papa Francesco: “Che sia sempre vero quello che ho detto una volta: «Dove ci sono, i religiosi c’è la gioia». Siamo chiamati a sperimentare e mostrare che Dio colma il nostro cuore e ci rende felici. I testimoni della gioia sono i religiosi perché hanno Dio che è tutto. Ogni giorno nell’autentica fraternità vissuta nelle nostre comunità alimenta la nostra gioia; che il nostro dono totale nel servizio della Chiesa, delle famiglie, dei giovani, degli anziani, dei poveri ci realizza come persone e dà pienezza alla nostra vita. Dove ci sono i religiosi c’è gioia, potremmo dire come san Francesco c’è “la perfetta letizia”.

Dice papa Francesco: «Mi attendo che svegliate il mondo, perché la nota che caratterizza la vita consacrata è la profezia». Quando il Papa ha parlato ai Superiori Generali, prima che venisse indetto l’anno per la vita consacrata, ha detto: «la radicalità evangelica non è solamente dei religiosi: è richiesta a tutti i cristiani, chiamati a seguire Gesù radicalmente. Ma i religiosi seguono il Signore in maniera speciale, in modo profetico». E questa la priorità che adesso è richiesta: «essere profeti che testimoniano come Gesù ha vissuto su questa terra … Mai un religioso deve rinunciare alla profezia».
Mi attendo dunque che non teniate vive delle utopie ma che sappiate creare altri luoghi dove si vive la logica evangelica del dono, dell’accoglienza della diversità, della fraternità, dell’amore reciproco.
I monasteri e i conventi, le case religiose e tutti quei luoghi che la carità e la creatività carismatica hanno fatto nascere, e che ancora faranno nascere, devono diventare sempre più lievito per una società ispirata al Vangelo, dove le relazioni sono regolate dal Vangelo. E’ difficile oggi, ma siamo chiamati a viverlo in maniera forte, in modo che tutti guardando possano ricevere conforto, consolazione, aiuto e speranza.

Dice il Papa ancora: «I religiosi e le religiose sono stati definiti come esperti di comunione. Mi aspetto pertanto che la spiritualità della comunione indicata da san Giovanni Paolo II diventi realtà, e che voi siate in prima linea nel cogliere la grande sfida che ci sta davanti in questo nuovo millennio: fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione». La vita fraterna è uno degli elementi caratterizzanti della vita religiosa, e all’interno della vita fraterna non c’è solo la vita comune, ma la vita fraterna è fatta da relazione di comunione. In una società frammentata dove è difficile vivere in accordo e pace e concordia i religiosi sono chiamati ad essere testimoni di comunione e questo carisma lo devono vivere come motore all’interno della Chiesa, anche nella nostra chiesa locale c’è bisogno di comunione tra tutti. Se non diamo testimonianza di comunione credo che l’eucarestia che celebriamo diventa un gesto sprecato. «Dovete essere gli specialisti della comunione che con il dono dello Spirito Santo che ci è donato con la nostra professione, possiamo offrirlo alla chiesa e fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione».
I religiosi e le religiose diminuiscono sempre di più e oggi siamo un piccolo gregge. Questo non ci deve spaventare, ma è importante che questo piccolo gregge risponda alle richieste ed esigenze del Signore.
AggIunge il papa: «L’Anno della Vita Consacrata non riguarda soltanto le persone consacrale, ma la Chiesa intera. Così mi rivolgo cosi mi rivolgo a tutto il popolo cristiano, perchè prenda sempre più consapevolezza del dono che è la presenta di tante consacrale e consacrali, eredi di grandi santi che hanno fatto la storia del cristianesimo. Cosa sarebbe la Chiesa senza san Benedetto e san Francesco, senza sant’Agostino e san Ignazio, san Domenico, santa Teresa, san Vincenzo de Paoli, san Giovanni Bosco, la beata Teresa di Calcutta, il beato Paolo VI».
Dobbiamo avere a cuore la vita consacrata, pregare e riscoprire questa dimensione all’interno della nostra comunità, circondando anche di attenzione e di simpatia le persone consacrate che hanno lasciato tutto e si dedicano al ministero, alla vita fraterna o alla contemplazione. Vi affido l’impegno di pregare per le vocazioni. Nella nostra diocesi ogni mese ci ritroveremo insieme per pregare per le vocazioni, per tutte le vocazioni: religiose, missionarie, la famiglia. Supplichiamo il Signore perché ci venga incontro. In questo momento sento di abbracciare ognuno di voi e incoraggiare ciascuno perché risponda con umiltà e anche con fiducia alla chiamata del Signore e rinnovi la sua consacrazione.