Processione Corpus Domini – intervento del presidente di Azione Cattolica

«Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: “Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta”. Gesù disse loro: “Voi stessi date loro da mangiare”».
In questo momento della vita della Chiesa, della nostra città e del nostro paese, abbiamo a volte la sensazione di trovarci in un deserto. Di non vedere dove andremo a finire e di non trovare intorno a noi nessuno che ci aiuti. Abbiamo la sensazione che la nostra società sia giunta alla fine e che il nostro giorno sia al tramonto.
E mentre in queste difficoltà e nel buio che cala ci rivolgiamo a Te, Gesù, tu ci dici: “voi stessi date loro da mangiare”? Se fu sbagliata la risposta dei Dodici, come potremmo noi essere più bravi di loro?
Tu, però, a noi come già a loro offri la risposta. La risposta è un pane, il pane della Eucarestia.
Quel pane non è solo una cosa, ma una azione che diventa una norma, norma della vita e norma per la vita. Tu, infatti, ci hai chiesto di riconoscerTi in un pane che deve essere spezzato e mangiato, che deve essere spezzato per essere mangiato. Altrimenti la vita di cui quel pane è sacramento non si comunica.
Ma una volta spezzato, in questo pane si apre un vuoto; tutti vediamo che c’è un vuoto tra un pezzo di pane ed un altro pezzo di pane, un vuoto separa i pezzi di pane di pane che devono essere mangiati.
Quel vuoto è importante quanto il pieno. Ad Emmaus i discepoli lo riconobbero dallo spezzare il pane.
Proprio quel vuoto è la traccia che ci conduce al significato delle parole incredibili che Tu ci dici: “voi stessi date loro da mangiare”.
Il vuoto che si apre nel pane spezzato è simile ad un altro vuoto, è simile al vuoto che Tu lasciasti in Cielo quando venisti a portare a noi la vita piena, quella vita cui avevamo rinunciato con il peccato. Il vuoto lasciato in Cielo annunciava un pieno presso di noi.
Come Maria comprese subito, la vita piena che portavi presso di noi avrebbe rovesciato tutto, avrebbe sgretolato il potere dei potenti piccoli e grandi e i loro palazzi.
Quello che poteva sembrare un vuoto sul volto delle nostre Città, le fratture con cui strade e piazze separano i palazzi, Tu, Gesù, lo hai abitato, lo hai percorso generando e rinforzando le mille forme dell’amore che corrono attraverso quelle fratture, che riempiono le strade e le piazze: l’amore dei gesti di cui si vede l’autore – un bicchiere d’acqua a chi ha sete – e l’amore dei gesti di cui non si vede l’autore – una strada pulita, una scuola aperta, una buona legge –.
Il vuoto che lasciasti in Cielo è il pieno che su questa terra rovescia i potenti dai troni, che rinnova le nostre vite, che rianima le nostre strade e le nostre piazze
“Voi stessi date loro da mangiare”! Voi stessi venite e mangiate questo pane; voi stessi non abbiate paura del vuoto che il dono lascia in chi lo fa. Questo vuoto è il luogo bello che la Grazia dell’Eucarestia riempie, illumina e sostiene. Questo vuoto è traccia di quell’umanissimo movimento dell’amore, di ogni amore vero, dell’amore umano che l’Eucarestia rende forte e intelligente, che sempre rialza e rinnova. “Voi stessi date loro da mangiare” perché quel vuoto è già pieno, perché con Gesù la Città non diventa mai un deserto, perché l’Eucarestia è sacramento di un’alba che comincia a vincere il buio di ogni notte.