La morte di un sacerdote, anche se avanti negli anni, per tutti noi del Presbiterio è motivo di sofferenza, gratitudine al Signore, riflessione sul valore e sulla nostra dignità di ministri di Dio, di preghiera di suffragio.
La sofferenza poi per la scomparsa di un confratello, amico, si fa sentire in maniera particolare accostandoci alla drammaticità della morte. Le considerazioni del profeta, nella prima lettura suonano pertinenti: ‘’Il ricordo della mia miseria e del mio vagare è come assenzio e veleno. ’Bense ne ricorda la mia anima e si accascia dentro di me”.
Per quanto celebriamo ogni giorno il mistero pasquale di Gesù, siamo attaccati alla esperienza di questo mondo; di fronte alla vita che finisce si fa prepotente il pensiero della nostra miseria, dei nostri limiti che si trasformano in veleno, assenzio. . . amarezza.
Solo un pensiero di speranza può addolcire le amarezza dei nostri limiti:
“Le grazie del Signore non sono finite, non sono esaurite le sue misericordie
Il profeta rafforza i motivi della nostra speranza e consolazione: “Buono è il Signore con chi spera in lui, con colui che lo cerca. E’ bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore”.
Don Luigi, ha aspettato nel silenzio e nella preghiera la salvezza del Signore. Gli anni della sua degenza nella infermeria dei Frati Minori Cappuccini di Perugia, hanno costituito il tempo dell’attesa dell’avvento del Signore, della purificazione attraverso la sofferenza,. E infine è andato incontro all’abbraccio del Signore, confortato con l’unzione degli infermi e il santo statico.
Una vita lunga, iniziata a Consalve nel Padovano nel 1923 e continuata nella nostra Diocesi, prima come segretario di mons. Dal Prà e poi nel ministero sacerdotale con l’ordinazione avvenuta il 7-7-1957.
Un ministero pastorale operoso, pluriforme e fedele a servizio di varie comunità: Configni, Vacone, Lugnola, Finocchieto, Rocca San Zenone, Cattedrale di Terni dove è stato anche canonico; e poi Insegnante di Religione (1961-83), cancelliere vescovile (1996-2004), Giudice del Tribunale ecclesiastico Regionale (1993-2003).
Richiamo il curriculum vitae perche insieme possiamo dire grazie al Signore per il bene operato, per tanta fatica apostolica, che pure aveva fiaccato il suo fisico, perché ricordiamo il contributo che ha dato nella edificazione della nostra Chiesa questo Ministro del Signore, insieme a tanti altri.
In questo momento vorrei che riflettessimo sul valore e sulla nostra dignità di ministri di Dio, di cooperatori del Signore nella sua vigna. Benché consapevoli dei nostri limiti, sappiamo che il Signore si serve della nostra debolezza per realizzare i suoi disegni, perché non montiamo in superbia e riconosciamo che la potenza del Signore opera nella nostra debolezza. La nostra condizione è quella descritta nella seconda lettura:
”Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. ‘Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.
Cari fratelli e sorelle, su questa terra anche noi, ministri di Dio e i credenti “gemiamo
interiormente”, aspettando il Signore.
In questa attesa occorre consapevolezza realistica di questa nostra condizione, fiducia,
confidenza nel Signore, sostegno vicendevole, operosità gratuita e generosa.
Nella Chiesa, nella comunione dei santi, si influenzano nel bene e nel male le nostre relazioni, perciò di fronte al Signore Risorto e ai nostri confratelli defunti vogliamo rinnovare l’impegno a sostenerci gli uni gli altri con la stima vicendevole, superando i germi della competizione, della discordia. del pettegolezzo e della maldicenza. che minano la comunione ecclesiale e ostacolano il nostro cammino verso “redenzione del nostro corpo”.
Infine, soprattutto di fronte alla morte di confratelli che abbiamo conosciuto, vogliamo manifestare l’affetto e la comunione familiare dell’unico Presbiterio attraverso la preghiera di comunione e di suffragio.
Il Vangelo ci riporta al momento supremo del Golgota, quando i due Padroni, nell’ultima riflessione sulla loro vita, inquinata da scelte sbagliate, chiedono a Gesù la salvezza ognuno a modo suo.
In quei due ladroni, e nelle loro richieste, in momenti alterni, ci ritroviamo tutti noi. E Gesù a chi prega e chiede salvezza non nega la sua misericordia.
Quelle parole incoraggiano, e danno speranza a chiunque prega con umiltà, fiducia e abbandono.
Vogliamo farlo per noi stessi, per i nostri defunti, per don Luigi.
Per i sacerdoti dobbiamo pregare con più insistenza! Su di essi è gravata la responsabilità e la delicatezza del ministero. E come dicevano i Santi Padre, a chi ha maggiori responsabilità più sarà richiesto.
Quando ero giovane, il mio maestro, al quale chiedevo del perché per un ministro provinciale o generale deceduto si dovessero celebrare più messe di suffragio che per gli altri frati,
rispondeva che quanto maggiori sono le responsabilità, altrettanto maggiori sono i rischi di
peccati e mancanze.
Attraverso la preghiera di suffragio manifestiamo carità verso coloro che ci hanno annunciato la Parola e dato i sacramenti. Preghiamo per il nostro fratello Luigi, sacerdote.
“Proteggimi, portami in salvo; che io non resti deluso, perché in te mi sono rifugiato”.
Esprimiamo le nostre condoglianze ai familiari. Il Signore ricompensi i confratelli cappuccini di Perugia, il P. Ennio e tutti coloro, che ora si uniscono a noi nella preghiera di suffragio e di speranza.