Pasqua 2015 – messa crismale

Il percorso quaresimale vede oggi la nostra chiesa particolare, radunata attorno al vescovo, per porre un sigillo, una conclusione comunitaria a questo tempo liturgico con una delle celebrazioni più solenni e ricche di significati: la Messa crismale.

Essa è momento di grazia per la benedizione e consacrazione dell’olio dei catecumeni, col quale sono unti coloro che vengono battezzati; del crisma, una mistura di olio e essenze profumate usata nel battesimo,  nella cresima, nella ordinazione di sacerdoti e vescovi, nella dedicazione delle chiese;  dell’olio degli infermi, che viene utilizzato per dare conforto ai malati e per accompagnare all’incontro col Padre, i moribondi fortificati e riconciliati.

E’ un momento di forte emozione per me in quanto questa è la prima messa crismale  che presiedo come vescovo di questa chiesa particolare, una chiesa, che nella mia povera persona,  ha ricevuto in dono il Pastore, consacrato col crisma dello Spirito Santo, che si è riversato abbondante su tutto il popolo di Dio.

 

In questa messa, che ha radici in una antichissima tradizione, celebriamo innanzitutto Cristo, l’unto di Dio, consacrato sommo ed eterno sacerdote della  Nuova ed eterna alleanza, stabilita da Dio con la creazione e con l’umanità.

In Lui, nel suo sacerdozio, tutti noi, popolo santo di Dio, siamo unti, consacrati e costituiti quali sacerdoti dell’universo, della creazione, del genere umano, della Chiesa, delle nostre famiglie.

Ognuno nel suo grado e nella sua particolare specificità, come si evidenzia nella Parola di Dio proclamata, nella benedizione degli oli e nelle parti eucologiche – preghiere.

 

Nel brano del vangelo di Luca vi è il richiamo alla consacrazione di Cristo e alla sua missione sacerdotale :

«Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore».
«Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

E’ lo Spirito che ha unto e consacrato Gesù sacerdote ed evangelizzatore di Dio Padre tra i poveri, per proclamare l’anno di grazia;  Gesù compie oggi la Scrittura e continua a santificare il popolo di Dio.

E noi  Chiesa, corpo mistico di Cristo, solo stretti a Gesù, siamo raggiunti dall’unzione dello Spirito e a nostra volta, siamo costituiti popolo sacerdotale.

L’antifona d’ingresso e la seconda lettura dall’Apocalisse esprimono chiaramente e decisamente questa verità:

Gesù Cristo  ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, e ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen..

Siamo stati consacrati con l’unzione  dello Spirito Santo, per l’amore di Cristo, che per noi ha versato il suo sangue.

Non siamo sacerdoti singoli e solitari, ma popolo sacerdotale e rappresentanti del popolo sacerdotale, continuamente santificati da Gesù.

Gesù ci ha scelti e consacrati per affidarci la sua missione, per inviarci ad annunciare la Buona notizia, il Vangelo ai poveri, la libertà agli oppressi, l’anno di grazia della misericordia a tutti.

Papa Francesco ci ha proposto la maniera attuale ed ecclesiale per annunciare l’Evangelii Gaudium ai nostri giorni, a 50 anni dalla conclusione del Concilio e ci ha invitati, in questa quaresima a vincere l’indifferenza che ormai è globalizzata e ci impedisce di avere un cuore misericordioso perché distratti o ripiegati sulle personali piccole o grandi necessità.

 

Ma oggi, in questa celebrazione, facciamo memoria speciale del grande dono del sacerdozio ministeriale e rinnoviamo la consapevolezza che tutti:  presbiteri e diaconi, diocesani e religiosi,  siamo partecipi dell’unico sacerdozio di Cristo e dell’unico presbiterio diocesano.

Vogliamo unirci a quei confratelli che in quest’anno ringraziano il Signore per il loro giubileo sacerdotale:

 

65° sacerdozio 1950

Mons. Renzo Civili Ordinato il 2 luglio 1950

50° sacerdozio 1965

ALBANESI Don VITTORIO  SDB, ordinato il 20 aprile 1965

CAPUANI Padre LUDOVICO Ofm conv,  ordinato il 19 dicembre 1965

40° sacerdozio 1975

DE SANTIS Mons. FRANCESCO,  ordinato il 18 marzo 1975

CAMOZZI Mons. PIERCAMILLO,   ordinato il 21 giugno 1975

CUCCATO Mons. MAURIZIO,  Ordinato il 30 agosto 1975

25 ° sacerdozio 1990

KRAJEWSKI Don PIOTR, ordinato il 26 maggio 1990

KOUHON Don ALBIN,   ordinato il 5 agosto 1990

RAPARELLI Don SERGIO,  ordinato il 22 settembre 1990

 

I diaconi, 25 °

LAURICELLA COCOZZA CALOGERO, ordinato il 23 giugno 1990 (Parrocchia di S. Giovanni B. – Terni)

MORANDO CLAUDIO, ordinato il 23 giugno 1990

VITTORI GIOTTO, ordinato il 15 giugno 1990 (Parrocchia di S.Maria Magg. e San Nicolò – Collescipoli)

 

Ci sentiamo uniti, inoltre, ai nostri confratelli che non possono essere qui con noi perché anziani o malati, o perché impegnati come “fidei donum” in terre lontane.

Non possiamo dimenticare quanti sono assenti perché stanno vivendo momenti di difficoltà o di crisi nella loro esistenza personale o nel loro ministero: il Signore doni ad essi il desiderio di questa preziosa comunione e la certezza di essere ricordati e amati da tutti noi.

Un pensiero infine, per P. Narciso Casanova OSB,  che ultimamente ci ha lasciato e ora partecipa a questa celebrazione nella luce della gloria di Dio.

 

Con commozione e nostalgia riandiamo al giorno della nostra ordinazione, al momento dell’eccomi definitivo detto a Gesù con la freschezza dell’entusiasmo giovanile, dinanzi alla sua Chiesa; alle promesse di obbedienza fatte a Cristo e al vescovo e pronunziate con sincera e decisa volontà, con il desiderio di essere strumenti docili nel servizio della grazia e del Vangelo.

Ci chiediamo se in questa giornata, a distanza di tanti anni, possiamo reggere lo sguardo di Gesù Sacerdote, che a tu per tu ci sussurra: “Mi ami tu?” e se siamo in grado di ripetere con altrettanto entusiasmo: “Si Signore, tu sai che ti amo”. Forse il nostro è un “sì” stentato, bisbigliato… perché consapevoli dei piccoli o grandi tradimenti, che, come Pietro, hanno toccato anche noi, nei pochi o molti anni di ministero.

Non dimentichiamo che il Signore riserva con abbondanza a ciascuno di noi la misericordia, che quotidianamente amministriamo a tanti fratelli; come al collegio degli apostoli, oggi Gesù rinnova anche al “collegio” del nostro presbiterio, la sua fiducia e l’invito a pascere le sue pecorelle.

Il nostro presbiterio…

E’ qui, in questo giorno santo, unico nell’arco dell’anno, segno di una comunione sacramentale rinnovata dalla grazia di Dio e costruito dalla adesione personale di ciascuno.

Una comunione che tocca la relazione tra i singoli e con il vescovo in un rapporto di filiazione- paternità e nel segno della reciprocità.

Cari confratelli, In questi mesi ho avuto la gioia di conoscervi personalmente, almeno in forma iniziale, e sto imparando a volervi bene nella misura rispondente alle necessità di ciascuno. Ho potuto sperimentare e apprezzare alcuni segni di adesione alla comunione presbiterale da parte di tutti: lo sforzo di partecipare alla pastorale diocesana, alle giornate del clero, vissute in forma residenziale, in un sincero confronto e in fraternità; alle celebrazioni della dedicazione della cattedrale e delle concattedrali, alle stazioni quaresimali, alla giornata della Vita Consacrata e agli altri momenti di comunione sacerdotale a livello fraterno e celebrativo, col vescovo.

Tutti momenti che hanno portato ciascuno di voi a rinnovare, non in una routine abitudinaria o formale, ma in uno sforzo convinto, la volontà di arricchire la comunione presbiterale e renderla viva e palpitante.

La conformazione e l’identità della nostra diocesi, presbiteri, diaconi, religiosi, ministri vari e fedeli, nella considerazione della sua storia e cronaca recente,  si presta al rischio di confronti, di critiche e di condanne, a volte senza appello;  e nella sua conformazione geografica è esposta al pericolo della frammentazione, dell’individualismo e dell’isolamento. In questo momento solenne e sacramentale occorre rinnovare la consapevolezza dell’appartenenza all’unico corpo sacerdotale di Cristo, nel nostro Presbiterio diocesano,  e per quanto riguarda ciascuno in particolare, invito ad imprimere una decisa spinta centripeta per progettare ed edificare quella chiesa comunione, lumen Gentium e Gaudium et spes del popolo affidato alle nostre cure pastorali

 

Il Beato Paolo VI, quando era a Milano, delineò  alcune tentazioni, che possono insidiare, sino a disgregarla, la comunione fraterna tra noi sacerdoti. Mi sembrano riflessioni attuali che desidero riproporre alla generale considerazione.  Secondo le parole del cardinale Montini, queste tentazioni assumono i seguenti volti: «uno spirito di isolamento (io faccio da me), uno spirito di indifferenza (che me ne importa degli altri?), uno spirito di pura osservazione (io sto a vedere gli altri), uno spirito di sufficienza (io non ho bisogno d’alcuno)» (Unità nell’amore. Alla Messa Crismale del Giovedì Santo 1961 (30 marzo 1961), in G.B. Montini, Discorsi e scritti milanesi (1954-1963), p 4245).

 

Per contrastare tali tentazioni occorre mettere in atto una strategia della comunione, che comporta anche il vivere la fraternità sacerdotale nel segno della più grande concretezza e operosità.

 

Ho sentito qualche confratello sacerdote confidare  di non conoscere tutti i sacerdoti della diocesi. Non è un buon segno. Proponiamoci di arricchire la comunione sacramentale attorno al vescovo, partendo dalla conoscenza personale reciproca che è la premessa della stima vicendevole, di una relazione di sincerità e dell’esercizio della misericordia, del perdono e della riconciliazione… la stessa che suggeriamo e chiediamo alle famiglie, che ricorrono al nostro ministero.

 

Tutto ciò sarà possibile se avremo come costante preoccupazione la ricerca della santità.

A tale proposito può essere utile la raccomandazione che ci rivolge San Francesco d’Assisi:

Badate alla vostra dignità, fratelli sacerdoti, e siate santi perché egli è santo. E come il Signore Iddio vi ha onorato sopra tutti gli uomini, con l’affidarvi questo ministero, così voi amatelo, riveritelo e onoratelo più di ogni altro uomo.

Grande miseria e miserabile meschinità sarebbe se, avendo lui cosi presente, vi curaste di qualunque altra cosa che esista in tutto il mondo”.  (FF 220)

 

La prospettiva del Giubileo della misericordia apre il cuore alla speranza per la Chiesa, per il nostro Presbiterio e per il mondo.

L’esiguità dei mezzi a disposizione, di qualunque natura essi siano, non deve indurci allo scoraggiamento, ma all’umiltà e alla fiducia nella presenza di Gesù, l’unico pastore delle nostre anime.

La Madonna della Misericordia, e gli altri santi patroni, Valentino, Giovenale, Firmina, Anastasio, ci accompagnino nella celebrazione del mistero pasquale e nella missione sacerdotale e pastorale che ci è stata affidata.

 

Quale segno di comunione e di prolungamento di questa celebrazione, vi invito a presentare gli oli nuovi nelle vostre parrocchie, all’inizio della Messa in coena Domini, e portate il saluto del vescovo ai fedeli delle vostre comunità.