Inaugurazione del festival Popoli e Religioni

Il Film festival Popoli e Religioni, giunto alla decima edizione, prende l’avvio ufficiale in questa cornice di incontro, festa, attese.

La coincidenza con il 25° anniversario della caduta del muro di Berlino aggiunge ulteriori motivi di riflessione per arricchire i messaggi che si vogliono comunicare.

L’intento degli ideatori del film festival è stato quello di avvicinare i Popoli, promuovendo le ragioni della convivenza umana e della convenienza civile. La globalizzazione, che ha reso rapida, anzi immediata, non solo la comunicazione, ma anche la migrazione e la condivisione degli spazi sociali dando vita a città “miste e meticce”, non può essere un fenomeno subito o peggio contrastato. Essa, in tutte le sue implicazioni, va studiata e governata nel segno della fraternità umana ordinata, guidata da leggi giuste e da proposte formative aggreganti.

Ma i popoli portano con sé le religioni, espressione di un anelito insopprimibile verso l’Assoluto, e che si manifestano in forme molteplici, colorate e variegate. Le Religioni fanno scaturire dalla loro stessa identità, l’amore e il rispetto, oltre che per l’Assoluto, Dio, anche per i propri simili, che in una profonda e personale ricerca della Verità hanno diritto di trovare spazio e cittadinanza.

Insieme, Popoli e religioni, raggiungendo le profondità della propria identità, riconoscono che è impegno civile e religioso promuovere la PACE non solo con l’impegno, ma anche la preghiera comune.

Profeticamente, interpretando un sentire comune, il Papa San Giovanni Paolo II, diede vita ad alcuni incontri che chiamò “lo spirito di Assisi”:

«Ho fatto questo sogno, quando, nell’ottobre 1986, ho invitato ad Assisi i miei fratelli cristiani e i responsabili delle grandi religioni mondiali per pregare per la pace: uno insieme all’altro, non più uno contro l’altro. (…) Avevo davanti ai miei occhi come una grande visione: tutti i popoli del mondo in cammino da diversi punti della terra per riunirsi davanti all’unico Dio come un’unica famiglia».

La città di Terni, che ha visto la presenza del Poverello di Assisi, da 10 anni, in una maniera originale, attraverso l’espressione, il linguaggio cinematografico, vuole promuovere lo “spirito di Assisi”, favorire l’incontro specie delle giovani generazioni con i temi della tolleranza, del dialogo civile e interreligioso, della pace.

“Ogni città è una Gerusalemme” è la proposta-provocazione di quest’anno. Il riferimento al microcosmo della “Città santa”, carica di valenze simboliche storiche, umane, civili, politiche e religiose, vuole portare i partecipanti alla riflessione sul senso della propria collocazione storica e dell’impegno sociale, civile e religioso nel proprio habitat.

Il film festival a qualcuno potrebbe apparire una “evasione” in questo momento, nella nostra città alle prese con una crisi generale, in comune con l’intera nazione, anzi con Europa, e in particolare con la disoccupazione attuale e incombente.

Al contrario, il film festival vuole contribuire a dare speranza, fondare le ragioni della speranza, proponendo motivi di riflessione attraverso il confronto su storie ed esperienze umane, dai risvolti più ampi. L’orientamento in senso positivo dell’esistenza di ciascuno e delle società è generato dalle intuizioni che nascono dalla “lettura” e dal “dialogo”, che scaturisce dai film e con i protagonisti e interpreti di storie vere. Le stagioni della storia, quando gli uomini si sono lasciati andare all’ingegno, alla razionalità e alla ragionevolezza, si sono sempre volte al progresso e al benessere.

“Ogni città è una Gerusalemme”, anche la nostra Terni. Essa non può fallire nella conquista di condizioni per la pacifica, serena e dignitosa convivenza sociale, civile e religiosa. L’alternativa, come per Gerusalemme, sarebbe una catastrofe, dalle conseguenze inimmaginabili.

La caduta del muro di Berlino e la conquista della libertà, promossa da tanti uomini di buona volontà e dalla fede e indomita azione di Papa Giovanni Paolo II sta a dirci che insieme Popoli e religioni possono convivere e prosperare in pace, sotto lo stesso cielo, sotto gli occhi di Dio.